Storia degli Occhiali da Sole

La storia degli occhiali da sole, ovvero l’invenzione di uno strumento visivo capace protegge dall’eccessiva luce, è da ricondursi all’era preistorica, quando il popolo artico degli Inuit, realizzò i primi rudimentali ausili visivi, seppur privi di lenti.

Si trattava infatti di semplici montature fatte impiegando ossa di balena, di tricheco, avorio marino, corno di caribù o legno, con una fessura orizzontale in grado di fornire una visuale ristretta ma priva dei riverberi solari.

Occhiali da sole Inuit
Occhiali da sole Inuit

In parole povere il congegno, seppur primitivo, riusciva a bloccare i raggi del sole riflessi dalla neve.

Successivamente, nell’Antica Roma, secondo i racconti di Plinio l’imperatore, Nerone guardava le lotte dei gladiatori attraverso smeraldi per filtrare i raggi solari ed avere una visione migliore.

Stratagemma simile, ricorrendo a vetri di quarzo fumè incastonati a vere e proprie montature, fu impiegato in Cina nel corso dell’undicesimo secolo dai giudici durante gli interrogatori.

Il duplice scopo era quello di proteggere gli occhi dall’abbagliamento e nel contempo di nascondere le espressioni dagli occhi in modo da sembrare neutrali prima di emettere le sentenze.

Per arrivare all’invenzione vera e propria degli occhiali da sole, bisogna arrivare però ai primi anni del diciottesimo secolo.

In quel periodo anche a Venezia, erano in uso dei simil occhiali da sole, prodotti dalle vetrerie di Murano.

Venivano usati durante i trasferimenti in gondola, soprattutto per le dame o per i bambini.

Tra l’altro, le lenti coniate nella città lagunare riuscivano a filtrare i raggi UV, che peraltro non erano stati ancora scoperti.

Contemporaneamente, l’artigiano inglese James Ayscough divenuto poi famoso come costruttore di microscopi, sperimentava lenti colorate per provare a correggere la vista.

In base alle sue teorie prive di fondamento scientifico, c’erano sicuramente delle correlazioni tra i colori ed i problemi della vista.

Creò dunque delle lenti colorate, non per proteggersi dal sole, bensì al fine di porre rimedio alla cecità, ovviamente senza ottenere il risultato sperato.

E seppure si trattò di pseudoscienza, i suoi esperimenti contribuirono senza alcun dubbio allo sviluppo degli occhiali da sole.

All’inizio del XX secolo poi, con la diffusione della  sifilide in Europa, i dottori iniziarono a prescrivere occhiali con lenti colorate in ambra e marrone, poiché uno degli effetti della malattia era proprio l‘eccessiva sensibilità alla luce.

La capacità di alleviare l’occhio dalla luminosità dal sole fu apprezzata non solo dai malati ma anche da molte altre persone che iniziarono ad indossare questi occhiali come accessori quotidiani.

Sempre nel 1900, accadde poi che il luogotenente americano John A. Macready (pilota collaudatore e aviatore americano), in seguito ad un danno alla vista riportato dopo un volo in mongolfiera, chiese alla Bausch & Lomb (oggi Ray Ban) di creare un modello di lenti che proteggessero la vista dei piloti.

Nacquero così i primi occhiali da sole veri e propri del peso del peso di 150 grammi, che nel primo prototipo vennero denominati Anti-Glare.

Realizzati in metallo placcato oro con lenti verdi in vetro minerale per filtrare i raggi infrarossi e ultravioletti, divennero ben preso di uso comune per tutti i piloti dell’aeronautica militare e per i soldati dell’esercito degli Stati Uniti che li adottarono immediatamente.

Ancora oggi, gli storici Ray Ban Wayfarer, sono quasi certamente il modello di occhiali da sole in assoluto più venduti della storia.

Qualche anno dopo la realizzazione dei Ray Ban, precisamente nel 1929, Sam Foster fondò la prima azienda specializzata nella produzione di occhiali da sole su larga scala, riscuotendo fin da subito un grande successo a livello globale.


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